Religioni tra pace e guerra. Il sacro nelle relazioni internazionali del XXI secolo

Mercoledì 19 febbraio alle 17.30 l’Istituto Tevere ha ospitato il Dialogo Tiberino intitolato “Religioni tra pace e guerra. Il sacro nelle relazioni internazionali del XXI secolo”. L’incontro, che ha preso il suo nome dal titolo del testo curato da Luca Ozzano e Valter Coralluzzo (Religioni tra pace e guerra. Il sacro nelle relazioni internazionali del XXI secolo, UTET Università, 2012), è stato tenuto dal Prof. Luca Ozzano, professore di Scienza Politica presso l’Università degli Studi di Torino.

Inizialmente ci si chiesti il ruolo delle religioni nelle relazioni internazionali, se le medesime sono portatrici di pace o di conflitti; domande che hanno assunto maggiore rilievo dopo i fatti dell’11 settembre.
Le relazioni tra la politica e la religione si presentano diversamente a seconda del Paese; mentre negli USA
sussiste una distinzione tra le due entità, nei paesi dell’Europa del Nord si assiste ad una forte commistione tra lo Stato e la Chiesa, anche se i medesimi paesi sono i più laici dal punto di vista dei valori.

Andando ad indagare l’influsso della religione nella politica, è stata fatta una triplice distinzione:
•    L’influsso dei valori
•    L’influsso delle istituzioni religiose
•    L’influsso di organizzazioni religiose/movimenti diversi dalle chiese?

Per quanto riguarda il primo punto, è stato sottolineato che a partire dall’800 si è affermata una visione negativa delle religioni. Tale idea fino agli ’70 e ’80 del ‘900, si è tradotta nella teoria della secolarizzazione: la religione come tesa a scomparire o a ridursi alla dimensione privata. Tra il gli anni ’70 e ’80 si riscopre la religione che entra a far parte della vita pubblica: si parla della rivincita di Dio. Con il crollo dei sistemi sovietici, negli anni ’90, si afferma la necessità di definire il nuovo ordine. Samuel P. Huntington propone una visione essenzialista della religione, che interpreta le confessioni religiose come entità tendenzialmente monolitiche e omogenee, aventi allo loro base un sistema di valori immutabili. Huntington traccia un mondo basato non sulle ideologie, ma sulle civiltà, per cui le guerre del futuro si combatteranno con le grandi civiltà. Secondo l’autore, mentre alcune religioni sono più positive, favorevoli alla democrazia, altre non lo sono.
Tesi contrapposta a quella sopra tracciata, sostenuta da Stepan, parte da una prospettiva teorica basata sull’idea di multivocalità delle confessioni religiose, per cui ognuna di esse offrirebbe una pluralità di messaggi all’interno dei propri testi sacri, con la possibilità di molteplici differenti interpretazioni. All’interno dei testi della religione si trovano incitamenti alla pace, alla guerra, aspetti favorevoli alla democrazia e non, potendosene enfatizzare l’aspetto pacifico o quello più conflittuale. Così il rapporto con la politica di una confessione religiosa può cambiare nel tempo; e presentare disomogeneità nei diversi contesti a seconda della fase storica.

Passando al punto relativo all’influenza delle istituzioni religiose nella politica, il relatore ha distinto tra tre diversi casi:
•    Casi in cui la politica e la religione sono distinte;
•    Casi in cui le due entità sono distinte in senso consensuale (come nelle democrazie occidentali);
•    Casi in cui sussiste una separazione conflittuale, per cui come frutto del positivismo lo Stato definisce l’ambito della religione;
•    Casi in cui il potere politico e la religione coincidono, il cosiddetto cesaropapismo: il potere temporale controlla anche il potere religioso; il governatre dello Stato ha anche poteri in materia religiosa.
Per quanto riguarda l’influenza delle organizzazioni nazionali, o transnazionali che hanno un’ispirazione religiosa in politica, queste istituzioni possono essere orientate al dialogo o al conflitto tra gli Stati.

Secondo il Prof. Ozzano, la religione influenza il potere in tre forme:
•    La costrizione;
•    Il potere economico;
•    La persuasione: il soft power, ossia il potere morbido che si esplica attraverso il convincimento dell’altro delle proprie posizioni. Tale potere può mirare all’educazione della popolazione (cercando di convincere dal basso) o al raggiungimento del potere (top down: cercando di operare direttamente sul potere).

Il Prof. Ozzano ha ribadito che andando a parlare dell’influenza delle religione sulla politica o sulle relazioni internazionali occorre fare la triplice distinzione sopra menzionata: intendiamo l’influsso di valori oppure l’influsso di istituzioni religiose oppure di movimenti? Resta il fatto che le religioni sono multivocali, fenomeni complessi, portatori di diversi messaggi che possono cambiare da momento a momento. In ogni caso, come il nostro relatore ha evidenziato, occorre rifiutare le semplificazioni e vedere la complessità delle cose. Alla relazione del Prof. Ozzano hanno fatto seguito le domande dei nostri ospiti. Il dialogo è proseguito anche durante il rinfresco, con l’assaporamento di alcuni piatti tipici turchi.